Banche e assicurazioni: sulle nuvole, ma non troppo
16 Novembre 2023
Nel settore finanziario, più di nove società su dieci hanno dato il via alla trasformazione in cloud. Ma oltre la metà ci ha trasferito solo una piccola parte delle applicazioni core. Ecco perché
Il 91% di banche e assicurazioni ha avviato la trasformazione in cloud. Una percentuale in grande aumento rispetto al 37% del 2020. Tuttavia, più della metà di queste aziende ha poi trasferito “sulle nuvole” solo una minima parte delle applicazioni core. A evidenziarlo è il World Cloud Report – Financial Services, diffuso oggi dal Capgemini Research Institute e realizzato mediante interviste di dirigenti di varie parti del mondo nei settori assicurazioni sanitarie e vita, mercati dei capitali, pagamenti, retail banking e wealth management.
L’89% dei dirigenti finanziari intervistati, è vero, pensa che una piattaforma abilitata al cloud sia fondamentale per assicurare agilità, innovazione, flessibilità e produttività. Ma, nonostante questo, la maggior parte delle aziende non è ancora nativa cloud, ma preferisce una strategia lift and shift, che prevede di spostare “sulle nuvole” applicazioni e dati dagli ambienti precedenti, con trasformazioni marginali o addirittura senza modifiche.
Perché sì…
Due i motivi principali per cui le aziende bancarie e assicurative si avvicinano al cloud (anche se, come abbiamo visto, non ne sfruttano pienamente le potenzialità): la gestione del rischio e le relazioni con i clienti. A favorire un approccio “tra le nuvole” anche Esg (il 51% del campione ha osservato un miglioramento in trasparenza e misure di reportistica) e intelligenza artificiale. Soprattutto quella generativa (in fase di test) per inserimento dei clienti, analisi del credito, pianificazione finanziaria, rinnovo delle polizze e supporto dei modelli di servizio.
… e perché no
Perché, dunque, c’è ancora cautela? Soprattutto per i timori relativi alla sicurezza dei dati, che emerge nel 68% dei casi; il 51% punta invece il dito sugli costi operativi e di trasformazione e il 45% teme gli effetti di un mancato rispetto delle normative. Soprattutto del Dora – quella, per intenderci, sulla “sovranità” dei dati, che prevede, per le aziende soggette alla legislazione Ue di sviluppare e proteggere sistemi, protocolli e strumenti che sono necessari a garantire sufficienti livelli di affidabilità, capacità e resilienza.
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