Paolo Luino (Kitsune): “la vecchia seo perderà di importanza”
22 Aprile 2025
Più che apparire nella prima pagina dei motori di ricerca, dice il manager, è importante “diventare la fonte” utilizzata dall’intelligenza artificiale per fornire le risposte

Le classiche strategie di posizionamento sui motori di ricerca sono destinate a perdere centralità. Lo afferma Paolo M. Luino, direttore generale dell’agenzia di marketing digitale Kitsune. A soppiantarle potrebbe essere la solita intelligenza artificiale.
Il manager cita l’esempio di Ai Overviews, lanciato da Google, che da qualche tempo propone risposte dirette alle richieste degli utenti, aprendo la classica prima pagina del motore di ricerca e causando una diminuzione dei click sulle pagine web.
Il posizionamento non è tutto
Chi continuerà a basarsi sulle vecchie logiche seo, sostiene Luino, potrebbe quindi subire una diminuzione di visibilità.
“E questo”, spiega, “perché la classica sequenza query > risultati > click sta lasciando il posto a un’interazione diretta tra utente e intelligenza artificiale, che fornisce risposte senza bisogno di accedere ai siti web. Un cambio di paradigma che rischia di mettere in crisi interi settori. Intendiamoci: non è la fine della seo, ma una rivoluzione del suo perimetro: non si ottimizza più solo per i motori di ricerca, ma per un intero ecosistema che include intelligenza artificiale, video, social, piattaforme di nicchia e contenuti esclusivi”.
Sigla immutata, nuovo significato
Fino a questo momento, prosegue Luino, “la seo era search engine optimisation. Oggi dobbiamo parlare di search ecosystem optimisation. Perché le informazioni non si cercano più solo su Google, ma ovunque: dentro un video, su un post Linkedin, nei suggerimenti di un chatbot Ia.
E i contenuti, aggiunge Luino, “devono parlare a tutti questi canali, in modo coerente, profondo, intelligente”.
Come farsi trovare
Come farsi trovare, dunque? Secondo Luino, occorre compiere tre operazioni: dotarsi di uno storico dei termini di ricerca (Google renderà sempre meno accessibili i dati), offrire contenuti lunghi, strutturati e di qualità, che favoriscano l’interesse dei modelli linguistici di grandi dimensioni, e investire nei video.
“Il problema”, dice Luino, “è che molte aziende non se ne stanno accorgendo. Continuano a puntare tutto su keyword e campagne, trascurando l’identità, la reputazione, la protezione del brand dalla disinformazione. Con le Ia che iniziano a “rispondere al posto tuo”, diventare una voce autorevole è invece l’unica strategia a lungo termine. La sfida non è più farsi trovare, ma diventare la fonte”.