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Altro che inclusione: colloqui “off limits” per i meno giovani

27 Febbraio 2025

Secondo alcune ricerche, anziani, donne e diversamente abili sono particolarmente discriminati nella fase di selezione. Anche per mansioni da remoto

inclusione

 

“La discriminazione nei colloqui di selezione è un problema radicato e che, dal nostro punto di vista, limita il potenziale delle aziende. Non si tratta “solo” di una questione etica, che pure è rilevante, ma di pratiche che impediscono, in virtù di pregiudizi sovente di natura culturale, anche l’inclusione di talenti preziosi che possono contribuire alla diversità e all’innovazione. Ogni persona reca con sé esperienze uniche e risorse preziose, che possono facilitare la crescita aziendale, favorendo la creatività, migliorando la percezione interna ed esterna dell’impresa”.
Ad affermarlo, Cristina Danelatos, membro del board di Zeta Service – azienda specializzata nelle risorse umane e nella gestione delle buste paga – commentando alcune ricerche sulle discriminazioni nei colloqui di lavoro.

 

Non è un lavoro per vecchi

Il periodico inglese People Management, per esempio, ha evidenziato che un candidato su due è stato discriminato in fase di selezione o sul posto di lavoro.
A essere penalizzati soprattutto i meno giovani: il 15% dei 4.000 intervistati pensa che l’età impedisca loro di assicurarsi un lavoro, e il 19% ha incontrato questa grave discriminazione almeno una volta nel corso della sua carriera.

 

Donne, famiglie e diversamente abili

Tra gli “esclusi” anche i genitori o i caregiver: il 30% pensa di essere stato danneggiato dal sostegno ai figli o ai genitori. Non se la passano meglio le lavoratrici, dato che una su dieci dichiara di aver perso un ruolo perché donna.
Colloqui particolarmente difficili per i diversamente abili. Lo ha dimostrato uno studio sociologico condotto dalle università di Cardiff e di Liverpool e da Thames Water, che in una simulazione di colloqui (su ruoli di ufficio, alcuni da remoto – quindi senza impedimenti fisici) hanno evidenziato un interesse minore nei confronti degli invalidi. Inferiore del 15% rispetto ai normodotati.
E’ proprio il caso di dirlo: gratta gratta l’inclusione e troverai la discriminazione. Neppure tanto nascosta.

 

Foto di Ron Lach da Pexels

 

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