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Tecnologie per assicurazioni e banche

Consulenti professionali o robo advisor?

27 Giugno 2024

Secondo Philippe Schneider, di Dhf, c’è posto per entrambi i canali. Che, in alcuni casi, possono anche essere combinati. Ecco gli ambiti in cui possono essere utilizzati

Philippe Schneider robo advisor
Philippe Schneider

 

Consulenti in carne e ossa o robo advisor? E’ la domanda che si pone Philippe Schneider, responsabile globale delle vendite di Dhf Capital in un commento diffuso oggi. Che cerca di indagare sulla reale potenzialità dei servizi automatizzati e sulla loro possibilità o meno di affiancarsi o di sostituire il lavoro degli esseri umani.

 

Un business miliardario

“I robo advisor costruiscono solitamente profili di investimento basandosi su questionari iniziali o periodici”. afferma Schneider. “Le domande esplorano gli obiettivi dei clienti, la loro propensione al rischio e altri fattori. Utilizzando queste informazioni, l’algoritmo del robo advisor si occupa della gestione automatizzata del portafoglio. Il processo può includere la selezione degli investimenti, il ribilanciamento e molte altre azioni che un consulente finanziario potrebbe intraprendere per conto dell’investitore”.
Oggi, prosegue Schneider, “i robo advisor costituiscono un segmento di mercato significativo. Nel 2023, il loro mercato era stimato a oltre 7 miliardi di dollari. Le maggiori aziende che si occupano di consulenti automatizzati gestiscono oggi centinaia di miliardi in beni”. Con il settore finanziario che si distingue per un utilizzo particolarmente frequente degli assistenti virtuali.

 

Nessuna soglia minima, meno spese

Ma perché un numero così ampio di investitori sceglie questa soluzione? “I robo advisor hanno la reputazione di offrire agli investitori un punto di ingresso più flessibile. La maggior parte dei consulenti automatizzati non richiede requisiti minimi elevati di patrimonio per iniziare. Allo stesso modo, i costi e le commissioni associati ai robo advisor sono spesso molto più bassi rispetto a quelli richiesti da un professionista. Anche gli investitori esordienti possono costruire un portafoglio con un consulente automatico”.
Soluzione che, secondo Schneider, può offrire un’opportunità “per chi non ha il tempo di monitorare il mercato o di tenere frequentemente sotto controllo i propri investimenti”.
Con i robo advisor, prosegue l’esponente di Dhf Capital, “gli investitori possono delegare la maggior parte della gestione dei loro beni di portafoglio al computer. Man mano che gli algoritmi continuano a migliorare e i sistemi diventano più capaci di “digerire” e analizzare vasti volumi di dati, anche i robo advisor potrebbero avanzare e rispondere alle condizioni di mercato. Tuttavia, hanno limiti intrinseci che potrebbero renderli meno adatti per gli investitori esperti o per quelli con un patrimonio netto elevato”.

 

I limiti della consulenza automatizzata

Attenzione, però: la consulenza automatizzata non è adatta a tutti. “Chi ha esigenze di investimento complesse o un vasto portafoglio di beni da gestire”, dice infatti Schneider, “potrebbe scoprire che i robo advisor non sono sufficientemente flessibili. Gli investitori con un elevato patrimonio netto o un’importante somma da impiegare hanno spesso bisogni e obiettivi più personali”.
Che, evidentemente, i consulenti automatici disponibili al giorno d’oggi non hanno la possibilità di soddisfare allo stesso livello di un essere umano. In altri termini, “non possono offrire consigli su misura per i loro obiettivi e la loro situazione finanziaria personale. Allo stesso modo, non sono in grado di strutturare portafogli molto complessi”.
Forse, “la preoccupazione maggiore per gli investitori più attivi è che i robo advisor si rivelino insufficienti quando il mercato entra in un periodo di alta volatilità”. Una situazione in cui “gli algoritmi potrebbero non essere in grado di rispondere accuratamente o rapidamente alle condizioni in rapido mutamento”.

 

Clientela differente

Insomma, i consulenti umani sono ancora, e più che mai, sulla breccia: “offrono intuizioni e guide personalizzate, permettendo un approccio più su misura alla gestione del portafoglio”, ricorda Schneider.
“Anche se i robo advisor forniscono un certo livello di automazione ed efficienza, potrebbero non essere capaci di adattare rapidamente le strategie o rispondere a requisiti specifici immediati”, puntualizza il responsabile vendite globale di Dhf Capital.
“Al contrario, i consulenti finanziari possono lavorare a stretto contatto con i clienti per stabilire linee guida chiare per la gestione degli investimenti e apportare rapide modifiche durante i periodi di volatilità. Lo human touch nell’investimento offre un approccio più personalizzato, che può rivelarsi particolarmente prezioso in tempi di incertezza”.
Alcune persone, ribadisce Schneider, “sono attratte dai robo advisor a causa di certe limitazioni associate ai consulenti finanziari tradizionali. Che spesso addebitano commissioni più elevate rispetto ai quelli automatizzati. Inoltre, molte società di consulenza richiedono una soglia minima di patrimonio, che potrebbe essere di decine o addirittura centinaia di migliaia di euro”.
Prosegue il responsabile vendite globale di Dhf Capital: “per gli individui con un elevato patrimonio netto, queste società offrono esperienza e una guida personalizzata per navigare le complessità dei mercati attuali e futuri”.
Ma chi non ne dispone, deve naturalmente trovare un’alternativa.

 

C’è chi combina robot e consulenti umani

Sempre più spesso, però, le aziende si orientano su una scelta mista. Offrono cioè robo advisor ibridi, che combinano la gestione automatizzata del portafoglio con l’accesso a consulenti umani. Questa combinazione potrebbe aiutare a sviluppare un approccio diversificato alla gestione degli investimenti”.
Non è escluso che questa strategia si diffonda. “Man mano che la tecnologia si evolve”, puntualizza infatti Schneider, “lo faranno anche i robo advisor. L’integrazione dell’intelligenza artificiale e la capacità di analizzare grandi gruppi di dati potrebbero portare a generazioni avanzate di consulenti automatici”.
Queste piattaforme, sottolinea l’esponente di Dhf Capital, avranno forse l’opportunità di “sfruttare ampi dati storici di mercato per migliorare la loro funzionalità”. In ogni caso, insiste Schneider, “nonostante i progressi tecnologici, l’intuizione e la creatività umana rimangono significative nel campo della gestione degli investimenti”.

 

Il ruolo dei professionisti

Insomma: secondo Schneider “oggi i robo advisor offrono soluzioni convenienti e in grado di far risparmiare tempo, ma potrebbero non fornire consigli personalizzati o una pianificazione finanziaria complessa. Per i principianti e chi ha capitali limitati, possono essere un ottimo punto di partenza. Ma la consulenza personalizzata rimane molto preziosa per chi ha un patrimonio netto elevato, obiettivi maggiori o esigenze più specifiche. Man mano che la tecnologia continua a evolversi, fare sempre più affidamento sugli strumenti di automazione potrebbe diventare vantaggioso. Tuttavia, è essenziale considerare i propri obiettivi e valutare attentamente ogni strategia prima di prendere decisioni”.

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