Equity crowdfunding: mestiere tradizionale, tecnologie nuove
3 Marzo 2021
Il nuovo sistema di investimento in aziende, aperto sia a singoli cittadini, sia a società e istituzioni e abilitato dal mondo digitale, è ormai una realtà consolidata. Tre piattaforme specializzate hanno raccontato le loro esperienze a Tab Magazine
Definirlo semplicemente una forma di finanziamento alternativa a quella bancaria sarebbe alquanto riduttivo. Perché l’equity crowdfunding è sicuramente qualcosa di più. L’investimento in aziende aperto sia a singoli cittadini, sia a società e istituzioni è infatti una nuova forma di finanziamento abilitato dalle nuove tecnologie, che può contribuire alla capitalizzazione delle stesse imprese. Un mestiere tradizionale con mezzi moderni, si potrebbe dire.
Tab Magazine ha approfondito l’argomento con i top manager di tre piattaforme specializzate: Crowdfundme, Mamacrowd e Opstart (in rigoroso ordine alfabetico). Ed ecco quello che ci hanno detto.
La nascita delle società
I motivi per far nascere piattaforme di equity crowdfunding? Sono i più eterogenei. Per esempio: la storia di Crowdfundme è intrecciata con quella del suo fondatore, nonché amministratore delegato, Tommaso Baldissera Pacchetti. Che prima di approdare a questa attività, ci racconta, lavorava in tutt’altro settore. E cioè “nell’azienda di famiglia, il gruppo odontoiatrico Doctor Dentist. Più di una volta avevo pensato: avere le spalle coperte dai familiari è bello, si possono fare tante cose, sviluppare molte idee. Ma chi non dispone di capitali può avere molte difficoltà a reperirli. E una buona idea che potrebbe svilupparsi finisce di fermarsi prima ancora di partire. Insomma: mi sono messo nei panni dei possibili nuovi imprenditori, soprattutto giovani, e mi sono detto: creiamo un punto di incontro”.
Così, Baldissera ha fondato la nuova società nel 2013, circa un anno prima che la legge italiana si occupasse del settore. E con l’approvazione del regolamento (2014) ha cominciato a lavorarci: dopo un lungo periodo preliminare, l’azienda ha iniziato nel 2016. “Da allora, dai nostri canali è transitato il finanziamento di 107 società, per oltre 15.000 investimenti, pari a 45 milioni euro raccolti tra equity crowdfunding e minibond; nell’ottica della diversificazione mettiamo a disposizione rendimento variabile e fisso, in base alla cedola di questi strumenti”.
Passiamo a Mamacrowd, che nasce nel 2011 da vari fondatori, e tra i controllanti ha anche un gruppo specializzato nel risparmio gestito. La piattaforma “è ideata e gestita da SiamoSoci”, dice il ceo Dario Giudici; la società è specializzata “nel matching tra investitori e startup, è stata fondata da professionisti del mondo dell’imprenditoria, dell’innovazione e degli investimenti ed è partecipata da Azimut Holding”.
Infine, Opstart, nata dall’intuizione di Giovanpaolo Arioldi, che ne è ceo. “Era il 2014 e il mondo della finanza stava cambiando, mentre il credit crunch metteva sempre più in difficoltà il mondo delle aziende”, ricorda. “Ai tempi ero mediatore creditizio, con un passato come promotore finanziario; l’avvento del nuovo regolamento sul crowdfunding mi ha fatto riflettere sulle opportunità legate a questo business. Che è un mestiere tradizionale – procura denaro alle imprese – declinato in modalità moderna, cioè fintech. Ho quindi deciso di entrarci: insieme a mio fratello Alessandro e a un altro socio ho costituito nel 2015 Opstart, avviato l’iter di autorizzazione Consob arrivata con delibera del l’11 novembre 2015 e abbiamo lanciato ufficialmente il portale il 21 marzo 2016″.
La società si occupa di equity, ma non solo: “abbiamo una piattaforma che linka a vari portali verticali e strumenti differenti, che si chiama Crowdbase. Un hub che porta a vari tipi di servizi di finanziamento diffuso, e di cui Opstart è solo una delle attività – l’equity crowdfunding. Le altre attività sono: Crowdarena (bacheca digitale del secondario per annunci, dedicata a chi vuole acquistare o vendere quote di start up e Pmi, anche innovative), Crowdlisting, ideata da noi con marchio europeo registrato (unisce l’equity crowdfunding e il private placement su Euronext), Crowdbond (portale, raggiungibile anche dalla pagina principale di Opstart, che si occupa di debt crowdfunding per gli investimenti in obbligazioni e minibond), TokenBase (investimenti per Sto con tecnologia blockchain) e Crowdre (dedicata agli investimenti immobiliari). Prossimamente avvieremo anche Crowdlender (prestiti on line) e Green Equity (per gli investimenti ecosostenibili)”.
Come aprire una campagna. O finanziarla
In che modo è possibile aderire a una raccolta o iniziarla, facendosi finanziare?
Partiamo da Crowdfundme: “Per investire, occorre compilare il primo modulo anagrafico, con 12 domande; poi si può inviare il bonifico – con un minimo di 250 euro e un valore medio di 3.000. Il processo dura circa cinque minuti”. Dalla seconda operazione in poi, “per l’apertura ci vogliono circa 30 secondi: è sufficiente registrarsi e trasferire il denaro”.
Passiamo dall’altra parte della barricata: per farsi finanziare? “Tramite il nostro forum on line: l’imprenditore deve rispondere a un questionario e inviare il business plan. Sarà poi visionato dai nostri analisti, che decideranno il da farsi”. Su quali basi? “Prima di tutto, scartiamo società appena nate, considerate ad alto rischio, e quelle senza un track record sufficiente. E accettiamo la richiesta di investimento solo se serve anche per crescere, non per tappare buchi di bilancio. Detto questo, giudichiamo le Pmi non soltanto per le potenzialità e le proprietà intellettuali, ma anche per il team. L’execution è molto piu importante dell’idea stessa”.
Nella piattaforma Mamacrowd: “dopo la registrazione, un investitore può selezionare l’azienda che decide di finanziare, scegliere l’importo da corrispondere”, dice Giudici. “Inserisce i propri dati come persona
fisica o giuridica, compila il questionario Mifid e investe. Le aziende invece possono compilare un form per sottoporre una candidatura e ricevere un feedback da uno degli analisti Mamacrowd”.
“Sul sito di Opstart sono pubblicate tutte le campagne, sia quelle in corso, comprese quelle in overfunding, sia quelle già concluse”, dice invece Arioldi. “Se un potenziale investitore vuole impiegare un po’ del suo denaro per sceglierne una, si deve registrare sul nostro portale: una volta effettuato il log in, troverà un finder per trovare il progetto a cui è interessato e potrà visualizzare la relativa documentazione (visura, statuto, business plan, documento di offerta e via dicendo). Se poi intende finalizzare il processo di erogazione, può pagare con bonifico bancario oppure con bitcoin. Una volta ultimate le procedure di investimento, l’utente può richiedere assistenza o approfondimenti al nostro personale, in videoconferenza o telefonicamente; nella nuova versione del servizio sarà inserita anche la possibilità di interagire con un robo advisor. L’investitore, tramite noi, può anche contattare l’imprenditore e confrontarsi con lui”.
E l’azienda? Come avvia la sua campagna? “Anche in questo caso occorre registrarsi. Poi l’impresa deve compilare un questionario sul sito e inviarlo: una volta ricevuta la form, il nostro gruppo di lavoro la esamina e la valuta, poi contatta l’azienda e dà una risposta. Se è positiva, si parte. E’ anche possibile che il team consigli all’impresa di cambiare metodo di raccolta. Per esempio, è accaduto che una start up puntasse sull’equity e che invece, per la sua situazione, fosse meglio la soluzione bond: in questo caso, il team ha suggerito all’imprenditore di correggere il tiro. E lui lo ha fatto”.
Su cosa sono basate le decisioni del team? “Nell’equity, su proieizioni e business plan, mentre nel debt prevale il merito creditizio, che calcoliamo appoggiandoci a Easyfintech. Si tratta di una start up che fa pratiche elettroniche di fido e costruisce uno scoring personalizzato, basato su dati nativi di Infocamere e su scoring Cerved, Cribis e Mode finance. Questa società”, prosegue Arioldi, “acquisisce da ogni sistema di informazioni creditizie la parte che serve per calcolare lo scoring dell’azienda secondo le nostre esigenze di valutazione creditizia e poi la mixa con le altre, in una sorta di puzzle. Così è possibile che un’impresa venga valutata su Cerved per un determinato aspetto, su Cribis per un altro, e via dicendo”.
Una cosa sembra certa: la selezione può essere più o meno severa, ma alla fine chi taglia il primo traguardo ha molte probabilità di riuscita: a concludersi con successo, a quanto affermano le società, sono l’81% delle campagne Crowdfundme, l’88% di quelle Mamacrowd e il 90% circa delle Opstart.
Chi può aderire
Le campagne sono riservate alle start up? “No”, risponde Baldissera (Crowdfundme): “tutte le Pmi possono lanciarle, a condizione che siano srl o spa. Dal punto di vista dei settori di business, invece, c’è proprio di tutto, dall’azienda digitale al ristorante. Ad avere importanza sono la solidità del piano e la persona che lo propone. Certo, le aspettative sono diverse. Suggeriamo agli investitori di diversificare, perchè l’equity crowdfunding è comunque un investimento ad alto rischio. Questo deve sempre essere tenuto a mente”.
Su Mamacrowd possono aderire “startup e Pmi (innovative, ma non solo) o società di capitali che investono prevalentemente in piccole e medie aziende. Lo scouting delle aziende è focalizzato su realtà non quotate, con sede in Italia, che abbiano un modello di business dimostrato, pronte a scalare”. C’è un ambito di business preferito? “No, la nostra piattaforma è orizzontale rispetto ai settori”, dice Giudici. “A transitare sono progetti di diversa natura tra di loro, che spaziano da e-commerce a nuove tecnologie medicali o sistemi di blockchain, fino ad arrivare a progetti immobiliari. Sicuramente tutto ciò che sfrutta il digitale per innestare logiche di crescita scalabile piace particolarmente al mercato, ma anche settori più tradizionali hanno il loro spazio. Ciò che conta per l’investitore è che ci sia già una dimostrazione di mercato che il business funziona e una importante opportunità di crescita”.
Anche in Opstart “c’è di tutto”, puntualizza Arioldi: “dalle fintech alle aziende basate sulla produzione, da quelle di private equity ai veicoli di investimento. Dal tradizionale all’innovativo”.
Qual è la campagna più curiosa che vi viene in mente?
Parte Crowdfundme: “Winelivery, app per ricevere a casa una o più bottiglie di vino a propria scelta. Quando si sono rivolti a noi, fatturavano poche centinaia di migliaia di euro. Ora sono arrivati a 10 milioni. Posso ricordare anche il caso di una birreria friulana, che ha chiesto 300.000 euro di contributi per poter acquistare macchinari. E che ha registrato un track record molto positivo”.
“Ogni campagna ha le sue peculiarità, ma forse quella di Forno Brisa è stata particolarmente curiosa”, dice Giudici (Mamacrowd). E’ proprio un caso di successo di una azienda che si occupa di uno dei mestieri più vecchi del mondo, fare il pane. Ma farlo con grande attenzione alla qualità della materia prima e alla salvaguardia e valorizzazione delle risorse naturali. Il mercato ha reagito con grande entusiasmo alla possibilità di diventare socio di una azienda di questo tipo”.
“Me ne vengono in mente molte”, conclude il “giro” Arioldi (Opstart). “Ne cito una, che è in corso ora: Forever Bambù, progetto che mira a raccogliere investimenti per promuovere uno sfruttamento diverso del territorio in grado di diminuire l’impatto di CO2. In particolare, gli investimenti servono per creare foreste di bambù gigante per la produzione di legname da costruzione, per l’industria tessile, alimentare e non solo. Questa azienda ha fatto un po’ il nostro percorso: unisce la tradizione con l’innovazione, in questo caso rappresentata dai concetti green, molto popolari oggi. La campagna è attualmente in overfunding”.
Il percorso verso il traguardo
Più o meno quanto durano le raccolte? Per Crowdfundme “solitamente 60 giorni; possono poi chiudersi prima, se raccolgono tutto in anticipo”.
In Mamacrowd, “la lunghezza minima è tipicamente di un mese e mezzo. Il massimo può variare in base alle esigenze della società. La durata media è di 60 giorni”
Per Opstart “si va dalla campagna di un giorno a quelle che durano sette mesi. La media è di due mesi circa”.
L’importo medio finanziato? “In cinque anni di attività, Crowdfundme ha una media di 500.000 euro”, afferma Baldissera. L’ultimo anno si è alzata a 700.000″. “Nel 2020 per ogni campagna su Mamacrowd sono stati raccolti in media 673.000 euro”, dice invece Giudici. “Le campagne attualmente in corso stanno raccogliendo dal milione in su”. Opstart: “Se facessimo una media algebrica, siamo sui 300 mila euro”, dice Arioldi. Ma calcolarla non è interessante, perché la raccolta dipende molto da quanto uno richiede, dalle sue reali necessità. C’è chi ha raccolto di 100.000 euro e chi più di 6 milioni. Si tratta di progetti molto diversi tra di loro, che non si possono ridurre a un importo medio”.
Le tecnologie
Infine, un accenno alle tecnologie utilizzate. “Per noi, un crm e il software Statista per le analisi di mercato”, dice Baldissera (Crowdfundme). “Per il resto, come si usa dire, “olio di gomito”: un team di cinque persone va a effettuare l’analisi delle emittenti”.
“Per la selezione delle candidature”, dice invece Giudici (Mamacrowd), “utilizziamo algoritmi che ci aiutano ad identificare in maniera più precisa e rapida le aziende con maggiori potenzialità”.
Chiude Arioldi (Opstart): “ci serviamo di sistemi legati alla blockchain, su cui sviluppiamo certificati di autenticità e security token, oltre a gestire pagamenti in bitcoin”.
Maurizio Giuseppe Montagna