Finanza aperta: sempre più persone la accettano. A queste condizioni
3 Marzo 2025
Più della metà dei consumatori è disposto a condividere i propri dati a banche e istituzioni finanziarie, ma in cambio di qualcosa. Per esempio, il calo delle commissioni o l’azzeramento dei costi di gestione. Lo afferma Roberto Scorzoni, di Minsait, che evidenzia anche i timori per la privacy

La Psd2 ha cambiato il mondo bancario, introducendo l’obbligo di condividere con terze parti i dati dei clienti tra vari player, purché ovviamente gli stessi correntisti li autorizzino a farlo. Dagli ambiti strettamente identificati dal vincolo di legge, il concetto di “banca aperta” si è ampliato anche ad altre realtà del settore finanziario, e non solo. Incontrando i favori di sempre più cittadini e aziende, che tendono ad accettare sempre di più queste procedure.
Con quale conseguenza? Che la “finanza aperta”, o open finance, non è più una tendenza di nicchia, “ma una realtà che le aziende devono affrontare per rimanere competitive”, afferma Roberto Scorzoni, direttore financial services & payments di Minsait.
“La rivoluzione in atto sta trasformando il settore finanziario, aprendo la strada a nuovi modelli di business, prodotti innovativi e soluzioni digitali sempre più accessibili. Non si tratta solo di un aggiornamento tecnologico per le banche tradizionali, ma di un ecosistema in cui fintech, neobanche e insurtech ridefiniscono il modo in cui i servizi finanziari vengono erogati e utilizzati. Anche realtà appartenenti a settori come il retail, l’e-commerce, l’energia e le telecomunicazioni stanno entrando in questo mercato, offrendo strumenti finanziari evoluti come microcrediti, pagamenti digitali e portafogli elettronici”.
>Come detto, la Psd2 ha contribuito in modo determinante a questa tendenza, e la futura Psd3 potrebbe “accelerare questa trasformazione, costruendo un ecosistema più aperto e competitivo, in cui la condivisione dei dati finanziari diventa un valore aggiunto per consumatori e aziende.
Gli ostacoli…
Ma qualche ostacolo c’è: “la bassa percentuale di multibancarizzazione e l’adozione limitata di strumenti di aggregazione finanziaria”, dice Scorzoni, “stanno rallentando il processo”.
>Minsait ha diffuso dati sul territorio italiano, dove “soltanto il 37% della popolazione ha più di un conto bancario e l’uso degli strumenti di aggregazione finanziaria è molto limitato”, diversamente da quanto accade in varie parti dell’Unione Europea.
“Inoltre, secondo un esperto su quattro, la protezione dei dati e la privacy sono i principali ostacoli”, afferma il direttore financial services & payments di Minsait. “La mancanza di regole chiare rallenta l’evoluzione della banca aperta verso l’open finance, limitando l’efficienza e la sicurezza delle interfacce di accesso ai dati”.
…e i fattori di crescita
Un elemento determinante nella diffusione della finanza aperta, dice Scorzoni, “riguarda invece il coinvolgimento di nuovi attori nel settore finanziario. Aziende di e-commerce e società di servizi digitali stanno sviluppando soluzioni basate sull’analisi avanzata dei dati, creando prodotti su misura che rispondono a esigenze specifiche dei consumatori”.
Questo processo “porta a un ecosistema più fluido, dove le barriere tra settori si assottigliano e nascono nuove opportunità di business. Ne sono un esempio le collaborazioni tra banche e piattaforme digitali, che stanno facilitando l’accesso al credito e l’integrazione di strumenti di pagamento personalizzati”.
Remunerare i dati
Guardando al futuro, afferma il manager, “il 48% degli esperti di settore ritiene che l’open finance diventerà uno standard di mercato entro il 2030. Mentre solo il 20% lo considera già tale”. Già il 54% dei cittadini italiani sarebbe disposto a condividere le proprie informazioni finanziarie, ma in cambio di qualcosa. Come, per esempio, “la riduzione delle commissioni bancarie o l’eliminazione di costi di gestione”. Della serie: io ti comunico le informazioni, tu me le paghi.
“Inoltre”, prosegue l’esponente di Minsait, “il 60% degli utenti ritiene che la banca tradizionale sia l’ente più affidabile per la condivisione dei dati. Il settore si trova a un punto di svolta. Per sbloccare il pieno potenziale dell’open finance, sarà fondamentale costruire un ecosistema che garantisca sicurezza, fiducia e vantaggi concreti per gli utenti”.
Secondo Scorzoni, “il futuro dell’open finance dipenderà dalla capacità del settore di affrontare le sfide attuali e sfruttare le opportunità emergenti”. Per accelerarne l’adozione “sarà cruciale migliorare la consapevolezza degli utenti sui vantaggi concreti della condivisione dei dati e rafforzare la sicurezza. Ma anche implementare modelli di governance chiari e affidabili. Le istituzioni finanziarie, insieme alle fintech e agli altri attori coinvolti, dovranno sviluppare soluzioni sempre più personalizzate, accessibili e incentrate sulle reali esigenze dei consumatori. Solo attraverso un ecosistema basato sulla fiducia e sull’innovazione sarà possibile trasformare l’open finance in uno standard consolidato, capace di generare valore per cittadini, imprese e l’intero sistema economico”.